Come una matrioska, Milano contiene tante realtà.
C’è la parte più alla moda e globalizzata, dominata dai grandi marchi attraverso i quali ogni giorno le grandi società portano avanti l’economia, e quella invece più storica: palazzi con balconi e facciate decorati raffinatamente in stile Art Nouveau.
Uno dei tratti più conosciuti e necessariamente da visitare è via dei Cappuccini 3, dentro al Quadrilatero del Silenzio nel quale i rumori urbani svaniscono magicamente.
Protetta da un’altra inferriata è ubicata Villa Invernizzi, la dimora dell’inventore del Formaggino Mio.
Sicuramente i più curiosi e gli amanti della natura se ne innamoreranno completamente quando scopriranno che nel grandissimo giardino c’è una piscina costruita appositamente per degli elegantissimi e simpatici fenicotteri rosa…
In villa vivono due tipologie di fenicotteri: i Phoenicopterus roseum e i Phoenicopterus chilensis, che si godono allegramente le giornate nella dimora nutrendosi di un invitante pastone di crostacei e vitamine, l’ideale per il mantenimento del piumaggio rosa e della salute dell’animale.
Durante il decennio precedente, il Cavalier Invernizzi aveva scelto di realizzare l’oasi, perciò acquistò un palazzo a ridosso della villa che venne poi demolita.
In seguito fece importare i fenicotteri e così nel parco nacque la prima colonia, che col passare degli anni ha continuato (e continua ancora oggi) ad occupare il grande cortile.
Con il passare degli anni, però, il numero di questi leggiadri uccelli iniziò ad aumentare e una parte venne ospitata dal Parco Zoo Punta Verde nei pressi di Lignano Sabbiadoro.
Si dice che questi animali fossero la passione segreta di Romeo: amava guardarli dalle finestre del suo studio privato.
Era talmente affezionato che inserì una nota nel suo testamento attraverso la quale obbligava la Fondazione Invernizzi a tutelarli.
Romeo Invernizzi, prima della villa e dei fenicotteri, salì alle cronache per aver reso nota l’azienda casearia familiare.
La storia è un perfetto esempio di iniziativa imprenditoriale e fermezza.
Romeo ci lavora da quando era bambino, egli aveva il ruolo di alzarsi alle due di notte per mungere le mucche. In seguito alla scomparsa del padre, si impegna della gestione manageriale affiancato da Remo, il cugino più giovane di dieci anni.
L’idea brillante, che gli porterà tutti i suoi successi, è quella di fondare un’impresa promozionale interna invece di appoggiarsi su terzi.
Negli anni Sessanta e Settanta la mossa è stata quella di promuovere personaggi e slogan vincenti sul mercato, a partire dalla Mucca Carolina a Susanna Tutta Panna, da Camillo il Coccodrillo ai Gattini Geo e Gea, fino ad arrivare al Toro Annibale.
Sul mercato lanciò una serie di prodotti innovativi come il famosissimo Formaggino Mio, la mozzarella Mozarì e l’Invernizzina.
Nel 1963 l’impresa Invernizzi è la seconda più importante a livello nazionale per la produzione di formaggi freschi.
Romeo dirige l’azienda fino al 1985, quando Invernizzi viene concessa alla multinazionale Kraft.
Con una parte dei 130 miliardi guadagnati dà vita a una associazione per la ricerca scientifica e istituisce il “Premio Invernizzi”, destinato a studiosi in Economia e Scienze Alimentari, che viene considerato come una specie di Nobel italiano.
Muore il 17 luglio 2004, a 98 anni, nella sua Villa Invernizzi.