Nelle città Giapponesi, a causa del rapido aumento demografico e della scarsità di terreni edificabili, gli abitanti vivono in piccoli appartamenti all’interno di altissimi edifici in cemento.
Tuttavia, spostandosi nelle periferie e nelle zone rurali, si possono ancora trovare le tradizionali case Giapponesi fatte di legno, paglia e carta.
Come tutte le abitazioni storiche, purtroppo necessitano di continue manutenzioni e rinnovamenti, in modo da mantenere viva la tradizione.
Sono abitazioni molto semplici e minimali ma allo stesso tempo affascinanti ed esprimono il forte legame dell’uomo con la propria dimora.
La tradizionale casa giapponese, dalla metà del XIX secolo, prende il nome di Minka.
Si differenzia dalle altre tipologie per la forma e il metodo con la quale veniva costruita.
Oltre alla Minka, troviamo la Noka (la casa di campagna), la Machiya (la casa urbana) e la Gyoka (la casa dei pescatori).
I materiali utilizzati per costruire una casa tradizionale giapponese sono quasi tutti naturali, riciclabili e rispettosi dell’ambiente.
Travi, pilastri strutturali, pareti, soffitto e tetto sono realizzati in legno, mentre il bambù viene utilizzato per aggiungere integrità strutturale e per abbellire l’abitazione.
Per la tradizionale pavimentazione giapponese (il tatami) e per il tetto viene impiegata la paglia.
Le porte scorrevoli e i shoji, i pannelli che dividono i vari ambienti, sono realizzati in carta di riso montata su un telaio in legno, che le rendono leggere ed eleganti allo stesso tempo.
Durante la bella stagione, le pareti esterne vengono aperte per fare arieggiare i locali e per usufruire della bellissima vista dei giardini.
In questo modo si crea una sorta di “comunicazione” tra l’interno della casa e l’esterno.
Il tetto, molto sporgente, copre l’engawa, una sorta di veranda che serve come corridoio esterno o come comunicazione fra gli spazi interni ed esterni, in estate diventa una parte del giardino e in inverno può essere chiuso e diventa un’estensione dello spazio interno.
L’arredamento nelle case tradizionali giapponesi è costituito in gran parte da armadi a muro, detti oshiire.
Al loro interno si tiene praticamente tutto, compreso il letto, chiamato futon (termine ormai conosciuto in tutto il mondo).
Durante il giorno, quando il letto viene riposto, il suo spazio è occupato da un tavolino piccolo e basso chiamato zataku e da dei cuscini sui quali sedersi, chiamati zabuton.
Nel soggiorno solitamente trova posto una credenza chiamata chadansu, che contiene tutte le stoviglie per mangiare.
I servizi igienici giapponesi si presentano come uno spazio suddiviso in più stanze, a differenza dei bagni occidentali nei quali è presente un’unica stanza.
Nei bagni delle case tradizionali è presente un’ampia vasca dove immergersi e il pavimento intorno ad essa presenta delle fessure per raccogliere l’acqua fuoriuscita, in modo tale da non rendere il pavimento della stanza scivoloso.
Il salotto viene chiamato ima o chanoma, che vogliono dire “stanza in cui stare” o “stanza del tè”.
All’interno della casa non può mancare l’irori, ovvero il focolare che è ricavato da una cavità nel pavimento la quale ospita il fuoco per il bollitore che viene utilizzato per riscaldare l’ambiente.
Per finire nelle abitazioni è solitamente presente un tokonoma, cioè un piccolo spazio destinato ad ospitare delle composizioni floreali, o un’opera d’arte zen.
Le case giapponesi sono meravigliose nonostante la loro semplicità.
Siamo certi che, se non ci siete mai stati, vi sarà venuta voglia di visitare questo magnifico paese…