Questa figura nasce con il Rinascimento, quando i mobili dalle linee semplici si trasformano in mobili di pregio con intarsi e intagli.
Il falegname si trasforma in ebanista creando mobili unici con decorazioni e mosaici, sculture o disegni veri e propri, utilizzando varie essenze lignee più o meno pregiate, oltre l’uso di altri materiali come ad esempio l’ottone o l’avorio.
Tra i più famosi ebanisti citiamo il francese Andrè Boulle, che fondò una scuola che utilizzava materiali come la madreperla, l’ottone e la tartaruga.
Alcuni lo ritengono il padre dell’intarsio anche se non ne è l’inventore, ma tuttavia l’ha resa un’arte raffinata.
Troviamo anche molti inglesi, tedeschi e tantissimi italiani come Capello e Piffetti, attivi alla corte torinese dei Savoia
e il famoso Maggiolini, artigiano mobiliere del neoclassico operante in Lombardia tra il XVIII e XIX secolo.
Quest’ultimo utilizzava 86 tipi di legni differenti tra i quali il mogano, ebano, acero, ulivo, biancospino.
Manteneva i colori naturali dei legni che utilizzava, ad eccezione di rare occasioni in cui si serviva di coloranti a base di silicati per ottenere il blu, il celeste e tutti i colori che in natura non esistono.