- Potafiori
Potafiori ha saputo lanciare in Italia la moda dei “caffè floreali”. Un ambiente di ultra design dove puoi gustare dalla collazione al drink dopo cena. Nel mentre, è possibile assistere al rito della preparazione dei fiori freschi. O ancora guardare assemblare mazzi e composizioni ricche di bacche, fiori, verdi e affini. L’interno è decorato con oggetti di design d’autore. Troverete infatti una selezione di alcuni dei pezzi famosi di maison e brand internazionali. Un esempio? Borse, quaderni e grembiuli liberty dello scrittore britannico William Morris o le creative porcellane di Richard Ginori. Questi souvenir saranno in grado di restituirvi l’ambiente rilassato e botanico di questo esclusivo locale.
Via Salasco 17, Milano
2. Al fresco
Sono in pochi a sapere che in piena zona Tortona un’industria dismessa è stata trasformata in un’oasi verde dove è possibile pranzare e cenare. Concepito dall’agronomo e paesaggista Emanuele Bortolotti, il giardino interno è un tripudio di ciliegi ornamentali, glicini e caprifogli. Nasce cosi un ristorante che gli stessi proprietari definiscono atipico: un po’serra, un po’bistrot all’italiana e un po’atelier d’artista. Il resto lo fanno gli interni caldi e accoglienti, come quelli di una casa, e il cibo nostrano dalla qualità eccelsa.
Via Savona 50, Milano
3. Berton
Lo chef stellato Andrea Berton ha invece scelto l’avveniristico quartiere di Porta Nuovo come location del suo ristornate milanese. Il contesto moderno e lineare, per volere dello stesso Berton, doveva riflettere la sua idea di cucina. Cucina da sempre essenziale, elegante e dai sapori lineari, appunto. Così gli interni, che sono dominati da grandi vetrate realizzate su misura. Il bisogno di luce naturale è stato una vera e propria esigenza per lo chef. Tanto che è sempre solo un vetro a separare la sala dalla cucina. I clienti così possono osservare la brigata intenta a lavorare. Cucina, design e location sono manifesti della filosofia elegante e rigorosa di Berton. Deliziose le salette private, quella da due è ricavato da una nicchia che si affaccia sulla cucina.
Via Mike Buongiorno, 13 Milano
4. VUN Andrea Aprea
Nell’esatto cuore di Milano, a due passi da Galleria Vittorio Emanuele II, il VUN è in realtà uno dei ristoranti all’interno dell’hotel Park Hyatt di Milano. Vun in dialetto milanese significa “uno”. Questo il nome del locale che lo chef Aprea ha scelto proprio per sottolineare lo stretto legame con la città e con la gastronomia milanese in particolare. Pensate che lo spazio avrebbe dovuto risultare neutro, per favorire l’esperienza gourmet. Minimal, elegante e sobrio, il design di questi ambienti è invece parte fondamentale del progetto. Incantevole la sensazione ovattata grazie all’impiego di tende di lino color sabbia.
Via Silvio Pellico, 3 Milano
5. Ratanà
Il Ratanà oltre a proporre, grazie al suo chef Cesare Battisti, una cucina tradizionale milanese moderna, evoca il territorio lombardo anche attraverso l’arredo. L’edificio storico dei primi ‘900 era un ex deposito ferroviario. Le linee essenziali e l’utilizzo di materiali ferrosi di recupero non sono infatti stati scelti a caso. Il ristorante inoltre ospita gli arredi dal bronzista Bagatti, le lampade “Acquatinta” di Michele de Lucchi, le sedute di Paola Navone per Gervasoni e la parete frontale ospita l’opera “#0305Palermodell’artista Carlo Valsecchi. Prestate attenzione poi al bancone, realizzato con il marmo del Duomo di Milano ritrovato nel laboratorio di un artigiano milanese.
Via Gaetano de Castillia, 28 Milano
6. Il mercato del Duomo
Se invece state facendo shopping nel quadrilatero della moda, recatevi al piano terra de Il mercato del Duomo. Potrete consumare una gustosa colazione, addentare un sandwich o fare lunghe cene d’affari. Questo posto saprà infondervi rilassatezza grazie all’eleganza dei suoi arredamenti lussuosi e porcellane raffinate progettate dall’architetto Michele De Lucchi. Fatevi ammagliare dall’ulivo secolare in bronzo sospesa nell’ingresso, opera del noto artista britannico Adam Lowe. Le luci a LED che variano di intensità e colore nei diversi momenti della giornata
Sono di Dean Skira. Tutto ovviamente nel rispetto della Galleria Vittorio Emanuele, costruita nella seconda metà dell’800 su progetto di Giuseppe Mengoni.
Piazza Duomo angolo Galleria Vittorio Emanuele II, Milano
7. Zaza Ramen
Immaginate un indirizzo dove potrete mangiare solo Ramen niente sushi, niente sashimi né maki. Il tutto avvolti da una sofisticata atmosfera contemporanea made in Japan. Niente iconografia classica, solo le materie prime che compongono la ricetta storica del Ramen. Una ciotola, una spiga di grano o una goccia d’acqua. I materiali impiegati per realizzare il locale che lo chef olandese Brendan Becht sognava, infatti sono tutti naturali. Il resto lo fanno i minuziosi dettagli ispirati alla tradizione giapponese che fanno la gioia dei clienti.
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Via Solferino 48, Milano
8. D’O – Cucina Pop
Chef da cui vai, interior design che trovi. Così Davide Oldani ha fatto progettare il suo ristorante alle porte di Milano. Essenziale, accessibile con un mix fra innovazione e tradizione. Proprio come la sua cucina. Oldani si racconta: “etica dell’estetica, estetica dell’etica: viaggiano insieme per me. Amo circondarmi di cose belle, ma non concepisco un bell’oggetto che non sia anche funzionale”. E allora largo a forchette dai tre usi, piatti dal design futuribile ma sempre pratico e pratici bicchieri dallo stelo corto per guardarsi meglio mentre si è a tavola. Insomma, contenitori adatti a valorizzare i contenuti della sua cucina.
Piazza della Chiesa, 14, 20010 San Pietro all’Olmo, Cornaredo MI
9. Filippo La Mantia – Oste e cuoco
Il ristorante di Filippo La Mantia a Milano è, per sua stessa ammissione, una proiezione di Pantelleria. Qui l’oste e cuoco di origini palermitane serve cannoli a colazione, l’aperitivo con panelle croccanti e cena a base di cous cous e caponata. Per l’oste la cosa fondamentale è che ogni singolo cliente si senta come a casa propria. Oltre a mangiare, gli ospiti sono invitati a rilassarsi leggendo un libro e navigando sul web nelle sale rigorose ed eleganti dall’ambiente accogliente. E ricordatevi, in ogni momento è possibile ordinare una brioche palermitana o un’arancina.
Via Carlo Poerio 2/A, Milano
10. Carlo e Camilla in segheria
Ci fu grossa attesa per il secondo ristorante milanese di Monsieur Masterchef Carlo Cracco. Nessuno però poteva sospettare che come location avesse scelto una vecchia fabbrica dismessa. Risultato? Un open space immenso dallo stile post-industriale dove lo chef, insieme alla sua consorte Camilla, ospita cene, eventi e matrimoni. Fenomenale il mix fra lo stile “muro scrostato” con l’abbinamento di pezzi di ultra design. Alzate gli occhi per osservare i lampadari in vetro e accomodatevi sulle sedie di design. Tutto volutamente a contrasto per volere dall’art director e socia Tanja Solci
Via Giuseppe Meda 24, Milano